
Fino a poco tempo fa, si credeva che le persone con disturbo bipolare non fossero adatte ad essere trattate con terapie psicologiche, cosa che è stata ampiamente smentita negli ultimi anni. Da una parte è vero che gli effetti della psicoterapia non sono immediati, ma dall’altra la psicoeducazione dimostra i suoi benefici a lungo termine in pazienti bipolari che hanno adottato queste terapie in maniera continuativa. La psicoeducazione è un tema fondamentale che spesso viene sottovalutato, ma un compito importante del medico è quello di spiegare bene ai pazienti e alle loro famiglie che cos’è la malattia e prevenire episodi depressivi o (ipo)maniacali. La psicoeducazione di propone di superare quelle sfide terapeutiche poste dalla malattia rendendo i pazienti protagonisti delle proprie cure. Ciò fa parte delle terapie psicosociali, alleati essenziali e complementari dell’approccio farmacologico nel trattamento dei disturbi bipolari (litio, neurolettici, anticonvulsivanti, antipsicotici)
Gli obiettivi della psicoeducazione sono:
Ottimizzare il trattamento farmacologico, migliorando l’aderenza, prevenendo l’abuso di sostanze e informando sui possibili effetti collaterali;
Aiutare a prevenire le ricadute: facilitare l’identificazione dei prodromi di una fase, aiutare a controllare le situazioni stressanti e aiutare a rispettare le regole base dell’igiene;
Migliorare la qualità della vita del soggetto in tutte le sue dimesioni (personale, familiare, professionale, relazionale)
Promuovere l’accettazione del disturbo e combattere lo stigma informando il paziente e chi gli sta vicino. L’ignoranza alimenta l’intolleranza, la paura, il rifiuto, la discriminazione, la vergogna, il senso di colpa…
In poche parole, si tratta di fornire al paziente i mezzi per gestire il più autonomamente possibile la sua malattia e le sue conseguenze psicosociali. Perché il paziente che non conosce la sua malattia non conosce la sua vita, si sente incapace di vedere il futuro, di prevedere, si sente assolutamente indifeso di fronte ai capricci causali del suo umore. L’incomprensione è una malattia opportunista che aggrava il decorso dei disturbi psichiatrici.
Educazione terapeutica nella pratica: Per quanto riguarda il trattamento del disturbo bipolare, la terapia con psicoeducazione è basata su un programma che varia tra le 8 e le 21 sessioni, guidate dai terapeuti (di norma uno psichiatra e uno psicologo). I gruppi possono essere formati da pazienti in fase eutimica, i parenti più prossimi, o gruppi misti.
I terapeuti animano e organizzano gli scambi, ma è l’esperienza collettiva del gruppo e l’interattività tra i partecipanti che consentono a ciascuno di appropriarsi delle conoscenze essenziali: definizione della malattia, terapia, identificazione dei prodromi di una crisi, ecc.
Scambi, interattività e condivisione di esperienze costituiscono la base del lavoro di gruppo e sono fonti essenziali di lavoro psicoeducazionale. Non si tratta di fornire conoscenze accademiche, ma di consentire a tutti, ad esempio, di appropriarsi di ciò che riguarda la malattia e dei mezzi, su base giornaliera, per gestirla nel miglior modo possibile al fine di riguadagnare il controllo. Secondo il dott. Jon Kabatt-Zinn, apostolo della meditazione mindfulness, “non puoi fermare il flusso delle onde ma puoi imparare a navigare”.
Uno dei fondamenti della psicoeducazione è l’empowerment (responsabilizzazione) del paziente e l’adozione di strategie individuali adattate al singolo caso. Il confronto di esperienze consente ai pazienti di diventare consapevoli delle molte forme di disturbo bipolare e dei molti modi per rispondere ad esse. Imparano a scoprire il proprio disturbo bipolare e le strategie che verranno adattate.
Efficacia della psicoeducazione
Tra le diverse forme di terapie psicosociali, la psicoeducazione dei pazienti con disturbo bipolare è sicuramente quella che beneficia di più di solidi studi scientifici. L’ultimo studio a riguardo ha mostrato un netto miglioramento dello stato di salute dei pazienti: meno ricadute, intervalli più lunghi senza crisi, migliore aderenza alle cure mediche e meno ricoveri [3]. Due studi recentemente pubblicati hanno scoperto che le persone che hanno partecipato a sessioni di psicoeducazione per un periodo di cinque anni soffrono del 66% in meno di episodi maniacali e fino al 75% in meno di episodi depressivi rispetto ai pazienti che non ricevono alcun trattamento psicologico. Ciò non significa che il trattamento farmacologico non sia importante. In effetti, le persone che ricevono un trattamento farmacologico hanno il 35% in meno di crisi maniacali e il 56% in meno di episodi depressivi. Ciò dimostra che un adeguato trattamento farmacologico combinato con la terapia psicoeducativa può essere il miglior alleato per i pazienti con disturbo bipolare. Inoltre, i ricercatori osservano che questa tecnica ha benefici economici: è vero che, a breve termine, durante la fase di psicoeducazione, la cura è un costo, ma a lungo termine la terapia è più efficace e meno costosa perché riduce visite al pronto soccorso. Mentre la spesa per le spese ospedaliere dei pazienti psicoeducati rappresenta il 15% della loro spesa totale, questa spesa raggiunge il 40% per il resto dei pazienti bipolari. In definitiva, i benefici della terapia psicoeducativa sono così chiari che oggi non c’è dubbio che sia un supplemento che chiunque abbia un disturbo bipolare – e le persone che gli stanno vicino- dovrebbe prendere in considerazione.