Un team di scienziati, guidato dal dottor Mayuresh Korgaonkar del Westmead Institute for Medical Research all’Università di Sydney, ha usato la risonanza magnetica per osservare come reagisce la amigdala (un agglomerato di neuroni che gioca un ruolo chiave nell’elaborazione delle emozioni) quando un paziente esprime sul volto emozioni di rabbia, paura, tristezza, disgusto o felicità. Lo studio, pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry: Cognitive Neuroscience and Neuroimaging, ha evidenziato che l’amigdala reagisce in modo diverso a seconda che si tratti di una persona con disturbo bipolare o una con depressione unipolare.

Circa il 60% delle persone affette da disturbo bipolare all’inizio viene erroneamente diagnosticato come depresso e possono passare anche dieci anni prima che venga riconosciuta la vera natura del disturbo. Ciò accade perché spesso il disturbo bipolare si manifesta in un primo momento con una fase depressiva con sintomi clinici molto simili a quelli della depressione maggiore. L’elaborazione delle emozioni è un problema fondamentale alla base di entrambi questi disturbi.
Identificare i marcatori cerebrali capaci di distinguere il disturbo bipolare dalla depressione unipolare in modo affidabile sarebbe di grande aiuto per individuare i trattamenti più indicati a seconda dei casi.
Il dott. Korgaonkar e i suoi colleghi hanno scoperto che nei pazienti con disturbo bipolare la parte sinistra dell’amigdala è meno attiva e meno connessa alle altre parti del cervello, rispetto ai pazienti con depressione unipolare.
“Queste differenze potrebbero essere usate in futuro per distinguere il disturbo bipolare dalla depressione maggiore”, ha affermato il dott. Korgaonkar.
“La malattia mentale, in particolar modo il disturbo bipolare e la depressione maggiore, può essere difficile da diagnosticare in quanto molte patologie presentano sintomi simili. Queste due malattie sono praticamente identiche tranne per il fatto che le persone bipolari hanno la fase maniacale. Ciò significa che distinguerle può essere difficile e rappresenta una sfida clinica importante in quanto il trattamento varia notevolmente a seconda della diagnosi iniziale”
“Una diagnosi sbagliata potrebbe essere pericolosa e portare a scarsi risultati sociali ed economici per il paziente che viene sottoposto a un trattamento per un disturbo completamente diverso “.
“Identificare i marcatori cerebrali che potrebbero distinguere in modo affidabile il disturbo bipolare dalla depressione unipolare porterebbe a un beneficio clinico immenso”.
“Un tale marcatore potrebbe aiutarci a comprendere meglio entrambi i disturbi, identificare i fattori di rischio per lo sviluppo di queste patologie e potenzialmente consentire una diagnosi chiara fin dall’inizio”.