
Crescendo, sono sempre stata una bambina agitata ed energica. Nella mia mente ero creativa, estroversa e unica. Per la mia famiglia e i miei insegnanti ero un sacco di cose; la mia energia sembrava più un’iperattività, il mio umore spesso cambiava e attraversavo periodi di comportamento impulsivo. Quando mia madre ha portato questi miei atteggiamenti all’attenzione di un medico, mi è stato diagnosticato l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione). Ho trascorso gran parte della mia adolescenza a provare diversi farmaci per aiutare a gestire i sintomi.
Poi all’università, ho iniziato ad avere problemi con l’autolesionismo e, con l’aiuto dei miei genitori, ho iniziato a vedere regolarmente uno psicoterapeuta. Lo psicoterapeuta alla fine mi ha indirizzato a uno psichiatra, che mi ha diagnosticato ufficialmente il disturbo bipolare II. Stranamente, la diagnosi per me ha rappresentato un sollievo. Alla fine ho capito di più su come funziona il mio cervello e su come trattare la mia condizione. Ma mentre i farmaci e la terapia erano immensamente utili per bilanciare la chimica del mio cervello, ho comunque dovuto lottare con uno dei fattori che emergono avendo una grave malattia mentale: lo stigma. Sono stati fatti molti progressi nel modo in cui parliamo di malattie mentali nella società, ma ho rapidamente imparato che abbiamo ancora molta strada da fare. Ci sono molte idee sbagliate, in particolare sul disturbo bipolare, e ho sperimentato in prima persona il modo in cui queste possono distorcere le percezioni che le persone hanno di un bipolare.
Per quella che è la mia esperienza, poche persone capiscono che in realtà ci sono diverse condizioni che cadono sotto l’ombrello del disturbo bipolare. Le persone di solito hanno più familiarità con il disturbo bipolare I, che è caratterizzato da episodi depressivi maggiori e periodi intermedi di mania che possono essere abbastanza gravi da richiedere il ricovero in ospedale. Con il disturbo bipolare II, io ho periodi di depressione maggiore e episodi più brevi e molto meno gravi di ipomania. Ho anche riscontrato l’idea sbagliata che il disturbo bipolare è intercambiabile con la schizofrenia, una malattia che può distorcere la realtà di una persona, al punto che possono sperimentare allucinazioni o deliri. Questa distinzione è molto importante.
La mia speranza è che tutti coloro che lottano con il disturbo bipolare possano sentirsi allo stesso modo: accettati, amati e supportati.
Ci sono così tante cose che vorrei che più persone capissero sulla mia condizione. Vorrei poter dissipare l’idea che avere il disturbo bipolare II significhi che sono “lunatica” o “pazza”. La chimica del mio cervello è semplicemente diversa dalle altre persone, e va bene così. Vorrei anche che le persone che capiscono il disturbo bipolare non sminuissero l’impatto che il disturbo bipolare II può avere sulla vita di una persona, come se la diagnosi fosse in qualche modo meno valida del disturbo bipolare I. Per questo motivo, vorrei che più persone capissero che il disturbo bipolare è diverso per tutti. Ho diversi amici con disturbo bipolare I o II. Alcuni hanno raramente episodi, mentre altri sono stati ricoverati più volte, me compresa.
Per me, gli episodi depressivi sono molto profondi e i miei episodi maniacali possono essere preoccupanti e persino spaventosi per coloro che ne sono testimoni in prima persona. Senza le mie medicine, ci sono state volte in cui ho avuto episodi così intensi che hanno messo a repentaglio la mia vita. Per fortuna, con il supporto e la responsabilità della famiglia e degli amici, oggi sono sana ed equilibrata. La mia malattia fa parte della mia vita, ma mi rifiuto di lasciarmi controllare e sono diventata abbastanza forte da non permettere a queste idee sbagliate di influenzarmi. La mia speranza è che tutti coloro che lottano con il disturbo bipolare possano sentirsi allo stesso modo: accettati, amati e supportati.