
Per anni, il litio è stato ampiamente considerato come un trattamento di prima scelta per gli adulti con disturbo bipolare. L’evidenza scientifica dei suoi vantaggi rispetto ad altri farmaci stabilizzatori l’umore ha convinto molti psichiatri, con studi che hanno ripetutamente indicato che il litio è efficace sia per il trattamento acuto e che per il mantenimento. Inoltre, numerose prove di diversi ricercatori hanno dimostrato che, rispetto ad altri farmaci comunemente usati per trattare il disturbo bipolare negli adulti, il litio riduce significativamente il rischio di ideazione e tentativi suicidari.
È stato dimostrato che il litio è indicato anche per la gestione dei sintomi dell’umore nei giovani con disturbo bipolare. Ma non ci sono studi sugli effetti del litio sui tentativi di suicidio o sull’ideazione suicidaria nei giovani, sintomi frequentemente manifestati nel disturbo bipolare. Questa lacuna nella ricerca è stata ora affrontata da un team guidato dal dottor Boris Birmaher e dalla dottoressa Danella Hafeman, entrambi dell’Università di Pittsburgh.
Sulla versione online sul Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, il team ha pubblicato i risultati che “coerenti con gli studi sugli adulti, dimostrano che il litio è associato a una riduzione del suicidio, una minore depressione e un migliore funzionamento psicosociale” in un ampio campione di giovani diagnosticati con bipolarismo.
Il team ha approfittato dello studio Course and Outcome of Bipolar Youth (COBY) che ha seguito 413 giovani reclutati in Pennsylvania, California e Rhode Island per oltre 15 anni. I partecipanti avevano una diagnosi di disturbo bipolare e avevano un’età compresa tra 7 e 17 anni quando è iniziata la ricerca. Lo studio è longitudinale, il che significa che i ricercatori hanno seguito i giovani per un periodo di anni, con valutazioni effettuate in media ogni 8 mesi.
Il team di Pittsburgh ha analizzato i dati di 340 partecipanti, per un totale di 2.638 follow-up per periodi fino a 10 anni dall’inizio dello studio COBY. Di questi follow-up, 886 erano di partecipanti che avevano una terapia di mantenimento solo con il litio, mentre 1.752 erano di partecipanti che stavano assumendo altri farmaci, tra cui antipsicotici di seconda generazione, stimolanti e, in misura minore, valproato, lamotrigina e antidepressivi. I partecipanti hanno dichiarato quale era il farmaco che stavano assumendo al momento di ciascuna valutazione. Il team ha tenuto conto solo delle valutazioni in cui i partecipanti avevano ancora meno di 18 anni e aderivano alla loro prescrizione di stabilizzazione per i tre quarti o più rispetto alla valutazione precedente.
I risultati sono stati incoraggianti per il team: “Abbiamo scoperto che l’uso di litio era associato a un minor numero di tentativi di suicidio, a un minor numero di sintomi della depressione, a una migliore funzione psicosociale e a una minore aggressività riferita dai genitori”, hanno affermato, rispetto ad altri medicinali stabilizzatori dell’umore.
È importante sottolineare che il nuovo studio dell’Università di Pittsburgh non è stato uno studio di controllo randomizzato, ovvero il gold standard per prove a breve termine. Piuttosto, si è trattato di uno studio “osservazionale”, nel senso che, in questo caso, i partecipanti e coloro che li hanno valutati non erano “ciechi” a quale stabilizzatore dell’umore stavano prendendo. Tuttavia, il campione utilizzato ha fornito una buona opportunità per valutare gli effetti dei farmaci in un ampio campione di giovani e per seguirli per un lungo periodo di tempo. Il dottor Birmaher, la dottoressa Hafeman e i loro colleghi suggeriscono infatti che il loro campione, attinto da tre comunità, riflette “informazioni del mondo reale” e quindi “probabilmente può essere più applicabile alla nostra popolazione di pazienti”, ovvero giovani con disturbo bipolare, piuttosto che un uno studio randomizzato su pazienti ospedalieri.
Il team raccomanda che la ricerca futura tenti di scoprire i meccanismi nel cervello che consentano al litio di migliorare i risultati nel disturbo bipolare, e in particolare i comportamenti suicidari. Questo potrebbe servire come base per produrre nuovi medicinali che non abbiano alcuni degli effetti collaterali del litio. Oltre ad essere potenzialmente letale se assunto in caso di sovradosaggio, le dosi di litio devono essere calibrate attraverso i livelli ematici e attentamente monitorate.