
Traduzione di Cecilia Bonazza
Lo stigma ferisce, ma quando lo fa nel nostro cortile di casa, quando sono le nostre famiglie e i nostri amici a non accettarci, è particolarmente dura farci i conti. Lo stigma, da dovunque venga, è insensibile e disumanizzante. Ma quando la discriminazione viene da quelli che consideriamo parte della nostra cerchia intima – amici, famiglia, colleghi, soci, altri che spereremmo accettassero il disturbo bipolare invece di rifiutarlo – fa ancora più male.
Questo perché poter contare su chi è più vicino a noi sembrerebbe una cosa ovvia. Ma non è questo il caso. Infatti spesso è vero il contrario: invece di ricevere supporto, sembra che arrivi un momento in cui, almeno riguardo ai membri familiari, “lo stigma può addirittura peggiorare”, dice lo psicologo Patrick W. Corrigan dell’Istituto di Tecnologie dell’Illinois, uno dei maggiori esponenti riguardo all’argomento dello stigma legato alle malattie mentali.
Parole che feriscono, condiscendenza, o comportamenti che fanno sentire distanti o marginalizzati dalle persone su cui si dovrebbe poter più contare. E questo, come lo stigma proveniente da qualsiasi altra parte, può minare terribilmente l’autostima e abbassare la fiducia nell’ottenere successi, causare depressione ed ansia, contribuire all’isolamento sociale e interferire con la ricerca di cure o l’attenersi alla corretta assunzione dei farmaci.
“C’è una dolorosa ironia che prende piede” dice Corrigan, che è anche il principale ricercatore del Consorzio Nazionale per lo Stigma e il Processo di Crescita (National Consortium for Stigma and Empowerment) e autore di 15 libri, di cui il più recente è “Lo Stigma della Malattia e della Disabilità” (The Stigma of Disease and Disability).
In uno studio su 500 persone che si prendono cura di un bipolare, pubblicato nel 2007 su Psychiatric Services, i ricercatori hanno riscontrato che lo stigma è “dominante” sia nel caso che i propri parenti o amici siano stabili sia che manifestino sintomi attivi. Quest’attitudine è troppo spesso alimentata da miti o dai media invece che essere basata su informazioni scientifiche o esperienze secondo il parere di J.D. Van Eaton, un counselor professionista di Atlanta.
“Quando parliamo di stigma, le persone non stanno semplicemente giudicando.” dice. “È che stanno completamente travisando e sono superficiali rispetto a cosa sia in generale il disturbo bipolare. E la parte veramente difficile è, quasi come se non volessero capire, che lo fanno solo per rendere tutto più semplice per loro stessi.” “Infine, tutto si riduce alla paura,” aggiunge. “Noi temiamo quello che non riusciamo a comprendere.”