La communication strategist Shadi-Sade Sarreshtehdarzadeh racconta la sua esperienza da bipolare e come è difficile mantenere un lavoro quando hai a che fare con una malattia mentale.
Dovresti nascondere il tuo disturbo mentale ai tuoi colleghi di lavoro?
Il lavoro può essere un luogo stressante per tutti, con una mole di attività da svolgere elevata, scadenze ravvicinate e persone difficili con cui rapportarsi. Ora immagina tutto ciò, con l’aggiunta di una malattia mentale che si aggrava a causa dello stress. Benvenuto nel mio mondo.
Improvvisamente, quella persona che è fuori ad aspettare per ottenere il tuo posto ha una freccia al proprio arco. Hai una scadenza di due ore per consegnare un lavoro e questo succede nel giorno in cui hai fatto fatica ad alzarti da letto, per non parlare del fatto che quell’incontro importantissimo con il capo coincide proprio con una visita urgente dal medico.
Molte persone con il bipolarismo lottano per mantenere un posto di lavoro, e non sono sorpresa. La realtà di avere una malattia mentale e di cercare di condurre una vita “normale” è triste. C’è bullismo, risentimento, quantità incredibili di stress e pressione, segretezza e vergogna. Molte persone scelgono di mantenere segreta la propria malattia mentale ai colleghi e ai datori di lavoro, io ho provato sia a essere aperta che a mantenerlo segreto, e in nessuno dei due casi è stato facile. Quando lo dite rischiate di essere bullizzati, di essere trattati in modo diverso o di venire discriminati. Quando non lo fate, dovete soffrire da soli senza alcun aiuto. Nessuna delle due è l’opzione ottimale. Ma io ho deciso di uscire definitivamente allo scoperto, ed ecco perché.
Il grande segreto
Nel mio ultimo lavoro ho tenuto segreto il mio disturbo bipolare, ad eccezione di pochi eletti di cui mi fidavo dopo un lungo periodo in azienda. Ero terrorizzata. Terrorizzata dal fatto che questa cosa mi avrebbe fatto tornare indietro nella mia carriera, che la gente non si sarebbe fidata di me, o mi avrebbe fatto da babysitter aiutandomi a svolgere i compiti più semplici. La mia più grande paura era che si allontanassero da me, che gli amici mi voltassero le spalle e che mi dicessero che sono pazza e che avrei dovuto “saltare da un ponte e morire”. Questo non significa che non mi fido di loro, o che non li rispetto, ma sfortunatamente la malattia mentale è un tabù e anche molte persone intelligenti ignorano cosa significhi realmente.
Mantenerlo segreto è stato difficile, in quanto nascondere i tuoi umori è un compito piuttosto arduo. Ovviamente la gente ha notato che c’era qualcosa che non andava. Ho ricevuto commenti su come fossi troppo emotiva e sensibile, troppo entusiasta e lunatica. Non potevo spiegargli che non c’era niente che potessi fare al riguardo, e non volevo. Non volevo scusarmi per quello che sono o rinunciare a cercare di essere normale. Tuttavia, questa non è una scelta facile da prendere, è difficile affrontare i tuoi periodi di depressione mentre cerchi di salvare la faccia nel tuo lavoro. Nessuno dovrebbe soffrire da solo senza aiuto.
Uscire allo scoperto
Ho provato anche ad aprirmi. Quando ho lasciato l’università e sono entrata nel mondo del lavoro, ero ottimista sull’ambiente lavorativo e sulla comprensione delle persone nei confronti della malattia mentale. Avevo vissuto in una bolla all’università e avevo dimenticato che il mondo reale era un posto molto più difficile. Così ho detto a tutti nel mio team che ero bipolare e che non avrebbe dovuto influire sul lavoro, ma che avrebbero dovuto saperlo per ogni evenienza.
Fu uno sbaglio. Alcune persone del team mi hanno supportata completamente, il che significa che mi hanno trattato in modo del tutto normale. Altri hanno cercato di essere di aiuto, ma alla fine mi hanno fatto sentire in imbarazzo iniziando sempre le conversazioni con un “Come stai?” accompagnato da teneri occhi impietositi. E poi c’erano quelli che erano meno comprensivi, che alzavano lo sguardo ogni volta che facevo il minimo errore, o scherzavano apertamente sulla mia malattia di fronte agli altri per farmi sfigurare.
Nonostante l’esperienza negativa, ho scelto di uscire allo scoperto una volta per tutte. Perché? Perché sto scegliendo di non vivere più nella vergogna. La società ci dice che avere una malattia mentale è qualcosa di cui essere imbarazzati, qualcosa da nascondere in soffitta come la moglie pazza del signor Rochester nel romanzo Jane Eyre. Sì, ci sono molti aspetti negativi nell’essere bipolari, ma ci sono anche aspetti positivi. Il disturbo bipolare mi ha resa più forte, è un segno che sei una combattente, ogni giorno devi lottare per sopravvivere e fino ad oggi sono sopravvissuta. Ti rende anche più empatica e più coscienziosa, capacità positive che possono darti una spinta nella tua carriera.
Ho scelto di essere orgogliosa di ciò che sono e di parlarne apertamente, perché se lasciamo che ci sia solo una retorica negativa sulla malattia mentale e ci nascondiamo tutti, nulla cambierà mai.
Spero ormai di aver dimostrato di essere in grado di mantenere un lavoro e di farlo bene, senza essere giudicata per essere bipolare. Staremo a vedere.